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Cosa significa la cessione del credito Ecobonus

due donne si abbracciano all’interno di un cantiere di un’immobile in ristrutturazione

La possibilità di richiedere uno sconto in fattura o la concessione di un credito per le spese relative al cosiddetto bonus casa, dalle ristrutturazioni edilizie al risparmio energetico, fino al superbonus sono percorsi alternativi in conformità al Decreto 38/2023 “sulla rinuncia ai crediti d’imposta in relazione agli incentivi fiscali“, che è stato convertito nella legge 11. Il 17 febbraio 2023 viene abrogato, ma continua ad essere applicato su base limitata in alcuni casi.

Le possibilità di sgravio e di assegnazione sono state introdotte a partire da gennaio 2020 dal Decreto 34/2020 del Decreto Restart in relazione alle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, la riqualificazione energetica e le opere antisismiche. Tuttavia, l’intervento del Decreto 38/23 sul blocco dei trasferimenti ha ridefinito l’attuazione di queste due opzioni in senso molto limitato, che rimane comunque in vigore in relazione ad alcune tipologie di edifici e interventi.

Differenza tra cessione del credito e sconto della fattura

Lo sconto in fattura consente all’impresa di ridurre direttamente il costo dei lavori fino a un importo non superiore al costo dei lavori stessi. Per cessione del credito si intende l’effettiva cessione di un credito d’imposta da parte del soggetto passivo a terzi in cambio di un rimborso fino a un importo massimo corrispondente all’importo altrimenti deducibile in dichiarazione.

Sia nel caso di sconto che di cessione, la volontà del contribuente è ancora da ricercare nella volontà dell’impresa o di un terzo di esercitare l’opzione.

Vediamo un esempio per quanto riguarda lo sconto in fattura: se il contribuente opta per uno sconto sui lavori da detrarre con il bonus ristrutturazioni del 50%, lo sconto in fattura è esattamente del 50%. L’unica detrazione per la quale lo sconto in fattura non può mai essere uguale alla percentuale di detrazione fiscale, per ovvi motivi, è il Superbonus del 110%, dove lo sconto in fattura può al massimo pareggiare il costo totale. Quindi in effetti, optando per uno sconto in fattura sui lavori detraibili con il Superbonus, si potrebbe al massimo avere una riduzione complessiva della fattura, ma si perderebbe il 10% in più che è recuperabile attraverso la dichiarazione.

La cessione del credito comporta l’instaurazione di un contratto finanziario, come una sorta di mutuo, tra il contribuente che cede il credito e il soggetto cessionario che lo acquisisce, per cui, in cambio del beneficio fiscale ceduto, il soggetto creditore stipulerà un piano di rientro per rimborsare il contribuente fino all’importo corrispondente al credito fiscale.

Cessione del credito Ecobonus

A partire dal 17 febbraio 2023, le nuove norme introdotte dal Decreto 38/2023 “sulla cessione dei crediti d’imposta in relazione agli incentivi fiscali”, hanno abolito le possibilità di sconto in fattura e di cessione del credito. Tuttavia, per effetto delle modifiche approvate nella successiva fase di conversione in legge, il Decreto prevede alcune eccezioni al divieto di questa possibilità, che rimane quindi valida per gli interventi di:

  • superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche, agevolati con una detrazione del 75%;
  • ristrutturazione o efficientamento per edilizia popolare, cooperative abitative a proprietà indivisa, enti e organizzazioni di volontariato senza scopo di lucro società di promozione sociale;
  • ristrutturazione o efficientamento che non richiedono la presentazione di un permesso di costruire ma per i quali è stato stipulato un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori;
  • messa in sicurezza e riqualificazione di fabbricati danneggiati da eventi sismici avvenuti dal 1° aprile 2009, nonché quelli relativi ai fabbricati danneggiati da eventi meteorologici verificatisi nelle Marche dal 15 settembre 2022;
  • ristrutturazione ed efficientamento eseguiti in comuni ricadenti in zona a rischio sismico 1, 2 e 3, ivi compresa la demolizione e ricostruzione di interi fabbricati, in ragione della riduzione del rischio sismico;
  • realizzazione di autorimesse, posti auto associati o intere strutture effettuate da imprese che anticipano la vendita/cessione dell’immobile entro diciotto mesi;
  • recupero del patrimonio edilizio e di riclassificazione dei centri abitati già approvati dalle amministrazioni comunali.

Tuttavia, è importante fare attenzione quando si cede il credito Ecobonus a un terzo, perché possono essere applicate commissioni o interessi sulla somma anticipata, riducendo l’importo effettivo che il contribuente riceverà.Inoltre, la cessione del credito potrebbe comportare la perdita del controllo sull’uso del credito stesso, poiché sarà il soggetto terzo a beneficiarne.

Infine è sempre consigliabile consultare un professionista fiscale o un consulente finanziario prima di procedere con la cessione del credito Ecobonus, al fine di valutare attentamente i vantaggi e gli svantaggi di tale operazione.