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Vendere azioni in perdita: libera il tuo portafoglio e ricostruisci il successo

Tabella andamento azioni in perdita e in rialzo

Quando facciamo un investimento in azioni, il nostro obiettivo è quello di fare soldi. Ma potrebbe arrivare anche la circostanza in cui occorre vendere un’azione a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto. Può capitare, ad esempio, di acquistare azioni di una società che ha sperimentato un innovativo sistema per diagnosticare determinate patologie mediche ma che, a distanza di tempo, questa tecnologia possa rivelarsi fallimentare con il conseguente crollo del prezzo delle azioni. 

Quando accadono eventi spiacevoli di questo tipo, è molto difficile che il prezzo delle azioni possa tornare a risalire. Come regola generale, non si dovrebbero vendere azioni quando il prezzo è in ribasso, se il mercato attraversa una fase di tracollo generale. Se il mercato azionario effettua una correzione (un periodo in cui i valori delle azioni scendono ampiamente del 10% o più), significa che c’è una turbolenza generale, non che ci sia qualcosa di sbagliato nel titolo sul quale si è deciso di investire. Quindi bisogna attendere che il mercato si riprenda, senza vendere il titolo.

Ma quando si possiedono azioni che continuano a sottoperformare ed è improbabile che il titolo stesso possa riprendersi, spesso è meglio scaricarle tempestivamente e subire una perdita piuttosto che continuare a maturare altre perdite. Ad esempio se abbiamo acquistato delle azioni quando il loro prezzo orbitava attorno ai 50 euro e successivamente la discesa del valore è stata costante e il titolo è arrivato a valere circa 10 euro, allora è giunto proprio il momento di disfarsene.
In ogni caso, anche se si realizzeranno delle perdite, c’è sempre una buona notizia: si potranno utilizzare questo tipo di perdite traendone un vantaggio finanziario

Compensare le plusvalenze

Le imposte sulle plusvalenze si applicano generalmente quando si vendono delle azioni ad un prezzo superiore a quello che è stato pagato per acquistarle. Ad esempio, se si acquistano azioni di una determinata società per 100 euro ciascuna per poi rivenderle a 250 euro ciascuna, si realizza un profitto di 150 per azione. In questo caso occorre pagare delle imposte sulle plusvalenze. Ma se si vendono azioni in perdita nel proprio portafoglio, si possono sfruttare le “perdite” per compensare le plusvalenze. In questo modo, è possibile risparmiare sulle tasse.

Se invece si è costretti a dover vendere azioni in perdita ma non si hanno profitti nel proprio portafoglio da compensare, la perdita potrebbe compensare una parte del reddito annuo. In ogni caso, se si hanno dei crediti fiscali che non si possono compensare in un determinato anno, si potranno sempre riportare l’anno successivo per compensare eventuali debiti fiscali futuri. 

Le regole da rispettare

Le priorità principali di ogni buon investitore dovrebbero essere sempre la gestione del rischio, la conservazione del capitale e la liquidazione rapida delle perdite. Secondo le regole che comunemente vengono seguite dai grandi investitori, si dovrebbe vendere un’azione quando la perdita si aggira attorno al 7-8% rispetto al prezzo di acquisto, senza eccezioni. Seguire scrupolosamente questa regola può aiutare a prevenire la tentazione emotiva di resistere troppo a lungo, attendendo una risalita di prezzo che potrebbe non avvenire mai. Tenere una posizione aperta quando è in forte perdita potrebbe risucchiare l’investitore in una spirale di forte ribasso del mercato che potrebbe far perdere ingenti capitali.

Molti investitori si pongono la classica domanda retorica: quanto in basso può andare il titolo? In realtà, il valore di un titolo potrebbe anche azzerarsi. La domanda che bisognerebbe porsi è “comprerei queste azioni in questo momento? Se la risposta è no, allora è arrivato il momento di vendere assolutamente le azioni per evitare di perdere altri soldi. Il tempo che passa aspettando che il titolo risalga, viene sottratto ad altre opportunità per investire altrove il proprio capitale.

La regola fondamentale è accettare la perdita

Non occorre sempre avere ragione quando si decide di vendere un’azione. Secondo i più grandi investitori che operano a Wall Street, bastano solo tre o quattro operazioni vincenti su 10 per ottenere un buon rendimento complessivo. Seguendo un rapporto 3 a 1 tra profitti e perdite, se si ottiene un guadagno del 25%, è permesso fino all’8% di perdita e non di più. Se in un mercato sfavorevole i guadagni sono nell’ordine del 10-15%, occorre operare per ridurre le perdite. Le perdite tollerabili sarebbero nell’ordine del 2%-3%, per mantenere intatto il rapporto.

Non bisogna dimenticare che il trading è un’attività emotiva piena di ego. Il desiderio di avere sempre ragione quando si fa un investimento, può essere fonte di grandi perdite. La chiave è essere risoluti e disciplinati nel seguire le regole, mettendo da parte il proprio ego e accettando le perdite senza farne un dramma. Una perdita responsabile potrebbe essere la molla che può determinare futuri profitti sfruttando nuove opportunità.

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